Giuseppe Chiesa, nato il 26 marzo 1873 ad Asti, 45 anni

Allegato n. 18

VERBALE DI INTERROGATORIO

L’anno 1918 il giorno nove del mese di Giugno in Castellazzo di Bollate avanti a noi addetti all’Ufficio del Generale Ispettore del Corpo d’Armata di Milano ed appiè del presente atto sottoscritti è comparso il sig. CHIESA Giuseppe fu Giuseppe nato ad Asti il 26 Marzo 1873, assistente costruzioni, abitante in Castallezzo presso lo stabilimento Sutter e Thevenot.

Diffidato il predetto di dire tutta la verità e null’altro che la verità e di mantenere il segreto sulla sua deposizione, interrogato risponde:

Mi trovo allo stabilimento Sutter dal 29 Aprile 1917 sempre in qualità di assistente al Reparto Bombette a mano dove è avvenuto lo scoppio.

Il capannone nel quale è avvenuto lo scoppio era controsegnato col N.8 A e col N.50 progressivo.

In esso lavoravano:

N.2 giovanotti ad inchiodare le cassette;

N.22 donne al tavolo imballaggio;

N.4 donne ad inchiodare le cassette;

N.3 donne al timbro;

N.2 giovanotti che portavano le cassette piene in magazzino con carello:

N.6 donne che paraffinavano i pacchetti;

N.2 donne che portavano le cassette piene dal tavolo dell’imballaggio alla paraffina;

N.1donna che prendeva le cassette dal timbro e le metteva per terra;

N.1 donna maestra del capannone.

Di tutte le donne se n’è salvata una sola, una certa Maria della frazione Torretta, perchè assente essendo andata all’infermeria a medicarsi una gamba che le faceva male.

Degli uomini due sono certo che sono morti, non so niente dei due giovanotti che portavano le cassette piene in magazzino.

Al momento dello scoppio io mi trovavo nel capannino 5 A, distante circa 40 metri, a sorvegliare l’innesco dei petardi. Nei sette capannini adiacenti sotto la mia vigilanza si trovavano 6 donne per ciascun capannino, meno un capannino che ne aveva solo tre (donne) che era quello della distribuzione dei detonatori: Di queste 39 persone ho potuto accertarmi che da 8 a 10 sono morte. In altro capannino in seconda fila vi erano 4 donne, delle quali ritengo ne sia morta una; le altre sono tutte ferite. Nella seconda fila del reparto, nel capannone di imballaggio delle bombette vi erano 33 donne, delle quali credo che non vi siano morte, ma quasi tutte ferite.

Nel capannone N.8 A e N.50, che è quello scoppiato, di cui non rimane nessuna traccia, il materiale era così disposto:

Un quadrato di 4 file, lungo 10 file e alto 10 file, che formano 400 casse O.P.I. Alla mattina alle 9 dello stesso giorno 7 corr./ le 400 casse erano terminate e pronte per la spedizione, non erano ancora collaudate dalla Commissione di Collaudo.

Oltre detto quadrato vi erano due file di petardi P. 0. circa 150 cassette ultimate, che venivano portate dai due giovanotti sopracitati in un deposito fuori.

Sui tavoli vi era ogni due donne una cassetta da 25 petardi; una donna metteva il petardo dentro il sacchetto; l’altra donna lo legava.- Le due donne di servizio li portavano dal tavolo alla paraffina, dove erano completati.

A domanda risponde: Credo che la causa dello scoppio debbasi attribuire alla caduta di una bombetta non in posizione di sicurezza e che quindi abbia causato l’esplosione di altri petardi, da cui il disastro avvenuto. Non credo possa trattarsi di un attentato perchè il personale lavorante era tutto fidato.

Letto, confermato e sottoscritto.

f° Chiesa Giuseppe

f° Tenente Enrico Fiamberti

f° Ten. Col. Ascanio Colombo.