Alle ore 8 del 25 aprile 1945, via radio dal Collegio dei Salesiani in via Copernico a Milano, la voce di Sandro Pertini (1896 – 1990; medaglia d’oro al valore militare e settimo Presidente della Repubblica Italiana dal 1978 al 1985) annunciò, a nome del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), l’insurrezione armata in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti.
Il proclama del CLNAI si concludeva con l’incitazione:
“Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma Arrendersi o perire”.
Il 25 aprile fu scelto come data per la “Festa della Liberazione” già nel 1946, per rendere omaggio a tutti i partigiani che contribuirono alla liberazione d’Italia. A partire da quel giorno cominciò per il nostro Paese un nuovo corso, una nuova storia. Quella dell’Italia liberata.
Il proclama lanciato da Sandro Pertini il 25 aprile 1945 riecheggiò senz’altro anche a Bollate.
Ne danno prova i documenti e le fotografie raccolti in questa mostra, che testimoniano l’attività e il contributo degli antifascisti bollatesi per la liberazione di Bollate, governata fino a quel momento da esponenti del Partito Fascista Repubblicano.
Primo documento su tutti la delibera n. 39 con la quale, in quello stesso 25 aprile 1945, il Comitato locale di Liberazione stabilisce di nominare un nuovo capo del Comune, destituendo il Commissario Prefettizio Giuseppe Cantoni che aveva retto fino a quel momento il Comune di Bollate rispondendo alle direttive della Repubblica Sociale Italiana. E’ il primo atto pubblico del nostro Comune alla fine della guerra e della dittatura fascista.
Nell’imminenza e, ci immaginiamo, nella concitazione di quei primi momenti di libertà, si deliberò di affidare provvisoriamente l’incarico della firma di ogni atto di ordinaria amministrazione del Comune all’allora Segretario Comunale per anche garantire l’ordine pubblico, come leggiamo nel documento.
Altri momenti di quella giornata storica a Bollate ci sono mostrati da alcune fotografie: la presa di possesso da parte dei cittadini della ormai ex Casa del Fascio, che diverrà la Casa del Popolo, il corteo per le vie del paese, la fierezza e l’euforia per la libertà riconquistata sul volto dei nostri concittadini.
Seguirono poi, per la cittadinanza e per gli enti pubblici ricostituiti o di nuova nomina, giorni e mesi di grande fermento: decisioni da assumere e situazioni nuove da gestire: il rientro dei soldati, dei prigionieri, dei partigiani. Perdite da piangere e un Paese da ricostruire.
Il Comune, attraverso l’Ente Comunale di Assistenza, fu per lungo tempo impegnato nella rendicontazione al Ministero dell’Assistenza Post Bellica di dati e nomi al fine di ottenere riconoscimenti pensionistici o risarcimenti per le perdite e i danni subiti dai cittadini. Sono prevalentemente pratiche istruttorie per il riconoscimento delle qualifiche dei partigiani e l’esame delle proposte di ricompensa, le indennità per gli internati e per i prigionieri o i sussidi per le famiglie in stato di povertà a seguito degli anni di guerra.
Dalla lettura dei documenti si intuisce la grande attività amministrativa di quel periodo, volta a ricostituire un ordine smarrito nella confusione degli eventi. Trapela dalle righe dattiloscritte la complessità del momento storico, ma ci viene rivelata anche una parte di storia della nostra città sconosciuta o quasi dimenticata.
E quelle carte, redatte allora per mero uso amministrativo, diventano oggi preziose testimonianze storiche da cui apprendiamo i nomi dei partigiani bollatesi e di coloro che subirono la prigionia nazifascista.
Stupisce apprendere il grande numero di nostri concittadini coinvolti nelle vicende belliche, partigiani, militari e internati.
Diventa fondamentale ricordare che dietro ogni nome presente in un elenco ci sono una storia e una vita vissuta.
Molti di quei nomi hanno pagato con la vita la difesa dei valori di libertà e giustizia.
Documenti e fotografie: due facce della stessa medaglia, tracce della nostra storia locale.